Home arrow Archeologia preventiva Q.re Tamburi
Archeologia Tamburi

 

Novelune_s Stemma-taranto
Polisviluppo_s

Le pagine di questo sito descrivono e illustrano le ricerche archeologiche condotte nel periodo 28 giugno – 30 settembre 2010 nell'ambito del contratto stipulato tra il Comune di Taranto-Assessorato all'Urbanistica e l'ATI costituita tra le Cooperatine PoliSviluppo e Novelune, progetto denominato "INDAGINI DI ARCHEOLOGIA PREVENTIVA NELL'AREA INTERESSATA DAL PROGETTO COORDINATO PER IL RISANAMENTO DEL QUARTIERE TAMBURI" CIG 04010626D3.

Il lavoro è stato svolto da un team composto da n. 4 archeologi con specializzazione (dott.sse Annalisa Biffino e Patrizia Guastella – che hanno curato il coordinamento scientifico dell'attività –, dott.ssa Antonella Fontana e dott. Daniele Nuzzi) e n. 3 archeologi con laurea quadriennale, (dott.ssa Evelyn Fari e dott.ri Gianluca Guastella e Cosimo Pace).

La squadra tecnica che si è occupata della documentazione e dei rilievi topografici e dell'informatizzazione dei dati è composta dall'arch. Daniele Biffino e l'ing. Michele De Marco. Il consulente IT Giulio Calculli ha curato la realizzazione del sito web e del sistema telematico di catalogazione e consultazione digitale delle schede. Il dott. Giovanni Berardi ha curato le attività di promozione e didattica. Francesco Zerruso ha coordinato le fasi operative di ricerca e documentazione.

La direzione scientifica dello scavo archeologico condotto nell'area di Masseria Ruggiero è stata garantita dalla Soprintendenza Archeologica per la Puglia nella persona della Dott.ssa Antonietta Dell'Aglio, con la collaborazione del Sig. Piero Angotti.

La ricerca è stata articolata in tre fasi principali:

  • Ricerca bibliografica e d'archivio
  • Ricognizioni sul terreno
  • Scavo archeologico

Le attività di ricerca, specificatamente per quelle di tipo archivistico e bibliografico, sono state precedute nella preventiva delimitazione dell'ambito territoriale da sottoporre ad indagine.

Al fine di presentare un quadro quanto più completo possibile, si è scelto di estendere l'area delle ricerche in un territorio compreso tra Punta Rondinella ad Est, Masseria Bellavista e Nord, Masseria Santa Teresa a Nord e il Fiume Galeso ad Ovest. Anche l'ambito cronologico, con la stessa logica, è stato esteso fino all'inizio dell'Età Moderna.

Questa ricerca, condotta nelle principali biblioteche ed archivi del territorio, ha prodotto una schedatura di 36 monumenti e siti di rilevante interesse archeologico e storico, alcuni attualmente fruibili, altri ormai non più esistenti.

L'opportunità di inserire nella schedatura anche siti non più esistenti trova giustificazione nella volontà di definire puntualmente il "volto storico" dell'area in esame e ridare dignità ad un'area della Città di Taranto nota quasi esclusivamente per le problematiche connesse alla difficile convivenza con l'industria pesante.

Il quadro emerso dalle ricerche presenta, invece, un territorio che – dalla preistoria all'età moderna – ha avuto una notevole importanza; sia, dapprima, per la sua posizione geografica a ridosso di un litorale facilmente fruibile, sia in età classica, romana e medievale perché interessato dall'attraversamento di importanti strade (su tutte la Via Appia e le vie istmiche dirette verso la costa adriatica) e da una campagna fertile e produttiva.

Le schede e la relativa rappresentazione cartografica illustrano compiutamente l'articolazione dei siti antichi presenti nell'area, evidenziando una maggiore concentrazione a ridosso del Ponte di Pietra, nell'area della Croce, interessata fin dalla Preistoria da un intenso popolamento. Notevole, inoltre, la presenza di chiese e conventi in Età Medievale e post-medievale, a testimonianza di un interesse anche degli enti ecclesiastici per un territorio abitato e produttivo, incrementato dal fruttuoso usufrutto delle numerosissime "peschiere" che lambivano l'intero litorale compreso tra Capo Rotondo (Scoglio del Tonno), il tratto di mare sotto il Ponte di Pietra ed il Mar Piccolo.

Le attività di ricerca sono state integrate con lo studio specifico delle fonti antiche e della cartografia storica, supportate da una accurata disamina della storia degli studi e degli scavi e dalla foto-lettura a scopo archeologico come previsto dalla scienza topografica e dalla normativa vigente. Una sintetica analisi geologica ha fornito spunti di riflessione, verificati sul campo, circa le caratteristiche pedologiche dell'area, nell'ottica della valutazione del potenziale insediativo.

Anche in questo caso le conclusioni sono riportate in un apposito capitolo.

Si presentano, inoltre, le tavole relative alla rappresentazione topografica di 8 fasi storiche, in cui si tenta un interpretazione di lettura del paesaggio antico dell'area in esame, utilizzando i dati raccolti e le informazioni disponibili nella cartografia storica e nella documentazione d'archivio. In questo caso la ricerche si è anche concentrata sulle tante masserie che punteggiavano il quartiere, ad ulteriore riprova della vitalità di quest'area. Purtroppo quasi tutte queste masserie sono ormai abbandonate e diverse sono state distrutte per far posto all'ITALSIDER/ILVA. Di una, Masseria Miraglia, sono state trovate sparute tracce: frammenti di ceramica di grossi contenitori ("capasoni" per l'olio) e di ceramica da cucina e parte dei blocchi derivati dalla sua demolizione.

Completata la ricerca d'archivio è stata avviata la ricognizione archeologica di superficie, che ha interessato tutte le aree libere da costruzioni del quartiere, sia nelle aree ricadenti nei Sottoprogetti 1, 2, 3 e 4, sia nelle aree libere limitrofe, anche in questo caso al fine di analizzare un comprensorio territoriale avente una forma geometrica regolare (grossomodo rettangolare, orientata N-S).

Questa attività è quella che ha maggiormente sorpreso il team di ricerca: a fronte della decina di siti archeologici noti (come detto, concentrati quasi tutti presso la costa del Mar Grande) sono stati individuati ulteriori 26 siti di interesse archeologico (Unità Topografiche = abbrev. in U.T.), con testimonianze che coprono un arco cronologico che va dalla preistoria all'età post-medievale. Le schede e le foto dei reperti ceramici rinvenuti, suddivisi per Unità Topografica, sono in allegato alla presente relazione.

La ricerca sul campo è stata suffragata dall'analisi delle aerofotografie disponibili (volo 1943 e volo 1954) che ha permesso di individuare siti archeologici anche nelle aree attualmente interessate da costruzioni o coperte da asfalto. Alla foto-interpretazione, come sopra accennato, è dedicato un capitolo a se stante.

Per una migliore fruizione delle illustrazione del lavoro, si presenta, inoltre, un piccolo dossier di tavole grafiche contenenti i dati reperiti da bibliografia, da ricognizione diretta, carte della visibilità e del rischio archeologico e le tavole della lettura territoriale per fasi storiche.

La ricognizione ha dovuto, ovviamente, fare i conti con le condizioni di copertura vegetale delle aree indagate. La stagione estiva (le ricognizioni hanno impegnato quasi tutto il mese di luglio), con l'erba alta, non è certo la stagione ideale per esaminare il terreno alla ricerca di segni e reperti, ma una apposita carta, cosiddetta della "Visibilità" informa puntualmente delle condizioni riscontrate, fungendo da guida e parametro di riferimento per eventuali successive ricognizioni e per considerare nella giusta dimensione i dati raccolti.

Va da se, infatti, che informazioni circa i resti antichi provenienti da campi a visibilità scarsa o nulla devono essere considerate parziali ed indicativi, così come devono essere considerati più attendibili dati provenienti da aree ad alta visibilità.

Al fine di chiarire più nel dettaglio le modalità di conduzione delle ricerche di superficie, nel menù è presente uno specifico capitolo.

La ricognizione, oltre che dare informazioni puntuali su siti e emergenze archeologiche, anche attraverso carte di fase e sintesi per periodi, ha permesso di stendere la carta del rischio archeologico dell'intero quartiere: su una apposita planimetria sono state campite con colori differenti le aree con un rischio alto, basso e nullo di intercettare resti antichi in occasione di scavi per la realizzazione di servizi o strutture in elevato.

A valle delle ricognizioni è stata individuata l'area con la più significativa concentrazione di reperti in superficie, sicuro indizio della presenza di testimonianze archeologiche in profondità. Tale concentrazione è stata riscontrata nell'area di Masseria Ruggiero (nota anche come Villino Belvedere), posta al di sopra della scarpata prospiciente la stazione ferroviaria, ad Est della collina della Croce, compresa tra Via San Brunone, ad Est, e Via Scarponara, ad Ovest.

dsc_0009 small

Le ricognizioni in quest'area hanno permesso di riscontrare una diffusa presenza di ceramica greca e romana, con presenze significative di ceramica preistorica.

Inoltre, nel tratto posto su Via Scarponara, lungo la frastagliata scarpata occidentale che degrada dal pianoro soprastante verso una fascia in piano, sono stati rinvenuti dei lacerti murari fuori terra, composti da pietrame legato con malta grossolana formata da sabbia e terra e rivestiti da malta idraulica con inclusi in cocciopesto, di fattura antica e certamente connessi alla conservazione di acqua.

In considerazione che l'area di Ruggiero è, in parte, di proprietà comunale e per le evidenze archeologiche presenti, di concerto con la Dott.ssa Dell'Aglio, funzionario della Soprintendenza Archeologica per la Puglia, si è deciso di avviare in questo luogo lo scavo archeologico stratigrafico.

In particolare, lo scavo è stato condotto nell'angolo Est dell'area individuata in Catasto al Foglio 200, particelle 26 e 255 (proprietà del Comune di Taranto) e rientra all'interno del Sottoprogetto 2 "Polo a destinazione mista" del Progetto coordinato per il risanamento del Quartiere Tamburi.

Lo scavo è stato condotto da personale dell'ATI, coadiuvato dagli operai specializzati dell'Impresa D'Auria, in possesso della prescritta qualificazione OS25.

Tale attività è stata eseguita da giorno 1 a giorno 23 settembre 2010 ed hanno dato risultati di straordinario interesse archeologico, che non potrà non avere ripercussioni sull'inquadramento urbanistico dell'area.

Nell'area indagata, articolata in un rettangolo di m. 6 x 2, contiguo ad un rettangolo di m. 5 x 4 (è stata scavata, inoltre, una piccola appendice a quest'ultimo saggio, al fine di indagare più approfonditamente lo spigolo nord di una struttura muraria) è stata rinvenuta, infatti, una elevatissima concentrazione di resti archeologici: un muro costituito da grandi blocchi che attraversa tutta l'area di scavo e sembra continuare sia verso Est, sia verso la scarpata – lungo la quale è stato individuato un grosso frammento erratico –, cinque tombe di diverse dimensioni, un profondo pozzo provvisto di pedarole scavato nella calcarenite, una vasca dalle pareti intonacate (da ricollegare alle strutture murarie trovate in ricognizione e prima descritte).

Notevoli anche i reperti rinvenuti negli scavi: ceramica preistorica, lame di selce, una punta in ossidiana, ceramica di età greca sia acroma che a vernice nera, elementi pertinenti ad ornamenti personali, nonché due frammenti di oro, anch'essi ascrivibili ad elementi decorativi.

In questa sede si fornisce una prima descrizione dello scavo, le più significative schede di Unità Stratigrafica e di Unità Stratigrafica Muraria, una documentazione fotografica delle fasi di scavo, dei reperti più significativi ed i rilievi realizzati sul campo.

L'ordinamento e l'interpretazione della massa di dati raccolti in soli venti giorni di scavo impegnerà, comunque, il team di ricerca per molti mesi, a testimonianza di una ricchezza straordinaria dell'area indagata, che presupporrebbe un immediato vincolo e la programmazione di interventi di scavo in estensione, propedeutici a seri interventi di fruibilizzazione.

Un così significativo spaccato di storia antica della città non può assolutamente essere sottratto alla ricerca e alla divulgazione, anche in considerazione della splendida posizione del sito, affacciato sul porto antico della città - a cavallo del Mar Piccolo e del Mar Grande - e da cui si gode una bellissima visione dell'Isola-Città Vecchia.

Sia lo scavo che la posizione panoramica hanno affascinato i visitatori che si sono affacciati al cantiere; infatti per tutto il periodo in cui si è operato sono state favorite le visite dei cittadini, approntando anche una apposita, semplice, cartellonistica.

Le informazioni raccolte (schede, immagini fotografiche) sono confluite, inoltre, in un Data-base che, insieme alle cartografie tematiche compongono un Sistema Informativo Territoriale già predisposto sia ad una lettura autonoma, che a quella integrabile nel SIT in uso presso i preposti uffici comunali.

A conclusione di questa breve premessa ci sentiamo senz'altro in dovere di esternare un pensiero personale, che travalica il senso stretto delle ricerche svolte e che vede nel quartiere Tamburi di Taranto non solo il luogo, negletto, dove più forti si fanno sentire gli effetti nefasti dell'industria siderurgica; non solo lo spazio urbano interdetto con ordinanza sindacale ai giochi dei bambini, al fine di salvaguardarli dal contatto con la diossina e con un ricco campionario di metalli pesanti e chissà cos'altro, sedimentati in cinquant'anni di polveri e veleni.

Il quartiere Tamburi si riafferma anche come parte cospicua della città di Taranto, ricco – insospettatamente – di testimonianze archeologiche e storiche, che deve, quanto prima, essere bonificato sia nell'aria e nel suolo, sia nella qualità della vita dei cittadini che lì abitano e lavorano.



 
< Prec.   Pros. >
School Joomla Templates and Joomla Tutorials